in picchiata, giù nel meteoropatico amore
tracima l'incidente di cristallo il brindisi clandestino e fuori stagione capodanno immaginato in un'oliva un treno di sorrisi e dentro l'unico ricordo anodino troppo stretto tra il cuscino e il materasso che non ce l'ha fatta marionette manipolate dai raggi di luce riflessa che batte in testa pescatori e barche in un golfo d'olio ho schifato pane e sale e sale divento null'altro e rientro nel ciclo, giustizia di pesci una busta vuota trascinata dal vento nella piazza del mercato ho lasciato un'orma senza lasciare traccia spiccioli dispensati invano
da uno stupido marinaio ubriacato da inattesa terraferma diseducato dispongo dei giorni su di un legno troppo fresco e chiaro scrivo la mia icona a chiazze di caffè sono la terza lettera crocifissa della stagione morta
nel rosario dei giorni ferma sulle mura del tuo regno approdo all'occhio troppo in là perché un senso ne colga i frutti la parola ormai intuita decodificata non oltre accarezzata vive di vuoti sepolti sotto foglie secche decolonizzando lo spazio di ogni ragione è tornata tante volte la pagina ed alla mia età non si aspetta più come si riusciva un tempo il fiato sospeso troppo causa apnea che risucchia in un gorgo le ore ogni misera volta ma serve ancora all'emigrante del pensiero il memento di un interno battesimo compleanno dell'attracco unzione estrema di una forza si stende la prima sera dentro ad una pentola da sotto il piano dentro al buio sotto i piatti dentro cento dove purtroppo fa in fretta la mano a cercare una lama d'acciaio e una cipolla l'alibi degli occhi tuoi si sfoglia e si dispiega e con le ali anch'io d'acciaio da un oblò fra due momenti nessuno sospetterà del mio bisogno di cielo annebbiata la vista di visioni
pervasi da smottamenti obliqui sfocati interiori panorami intossicati dalle asimmetrie di un'algebra dannata stanno ed io sto fermo sanguino mentre la rete che creo si nutre di me impotente: la mia casa è malata di gerundi Contenuta in Alibi Contenuta in Translating Illness mi asciugo
ogni ruga lista la cornice della livrea idonea alla sbiadita pergamena che mappa i graffi uno per uno inflitti sul piano regolatore obsolescente di vorrei mentre ancheggia incerta la donna di terra che discende la passerella del porto gravido d'acqua ebbro di aromatici idrocarburi dispero di sopravvivere ai peccati della città che reco in grembo nel continente di sabbia che divento l'oblio é una nave dolce Pubblicato in Antologia di Poesia Giorgio Belli, Foedus Ars 2013 con l'alluce impolverato
riscrivo al contrario una storia già sentita avendo sperato potesse riempire il cratere rimasto dove prima poggiava una vigna di speranze partenze
come fogli d'agenda origini e stagioni di ciascuno intrise i binari s'incontrano all'infinito con spiriti svuotati di destinazioni d'ora in poi
ti nutrirai di quanto avrai pescato con le fibre dei ricordi la cartilagine risuona di presagi la rosa degli sforzi rossa di pianto come il bianco stanco di un occhio vacuo era verde l'albero che sarebbe venuto ridente di frutti immaginati segnati da stagioni scisse ormai dall'autostrada la mia chiesa chiusa sfitta la casa di dio vuoto anch'io aspetto di sperare in un pane portato da braccia nere di lavoro all'interno di vecchie scarpe sporche di sentieri ritrovo la mia gioia di essere comandato di fermarmi a ringraziare chi mi avrebbe voluto intero si stanca della velocità
replicabilità senza fine l'unico alito sfuggito nascosto tra i cardini di una vecchia credenza anziano imparo un nuovo uso del mondo inutilmente vere le cose raccontano il pettine i ciuffi venduti per me sintonizzata la radio... il novecento! le mani che puzzavano di magici intrugli e l'olio e benzina condivano la strada ma dove è finita la stella senza spina che ardeva solamente quand'ero distratto? ora che potrei trascendere, angelo il mondo in un atomo ho voglia di un sorso di fango cercato non offerto segnato dalla traccia che tradisce il tuo peso al limite l'unica che mi dice l'addio basterebbe anche questo: che si parli di te ed io ci sarei mi è sembrato di capire
che gli organismi più semplici accedano alla salvezza per fagocitosi eucaristico companatico io e da bere? ciondolo ubriaco di cielo il capitano è più vivo di quella volta che senza croce né vittime fui tentato da una tazza d'aceto |
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March 2024
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